La forza della gentilezza

Dice un saggio: “Poiché le guerre iniziano nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che le difese per la pace devono essere costruite”. L’arroganza e la prepotenza emergono sempre più nei comportamenti delle persone che ci circondano: si pretende senza chiedere per piacere, si ottiene qualcosa senza pronunciare nessun “grazie”, a tutti i livelli e con tutti, mamma, cameriera, commerciante, ecc…

Naturalmente per gentilezza non si intende solo una forma superficiale di cortesia, ma un atteggiamento profondo che comprende diverse componenti, come il calore, la generosità, l’umiltà, la gratitudine (suggeriamo la lettura del libro “La forza della gentilezza” di P. Ferrucci, Mondadori). Sembra che il valore della cortesia e della gentilezza siano un po’ sbiaditi! Eppure tutti manifestano grande partecipazione e coinvolgimento per ritrovare questi valori nel quotidiano. Ogni tanto incontriamo una persona gentile, anche se è difficile da trovare in una società che ammira ed esalta i comportamenti aggressivi e ruvidi, da conquistatori a tutti i costi. Spesso veniamo invitati a far sì che le cose siano fatte, e siano fatte rapidamente: contano il successo, la soddisfazione, la produttività. Vogliamo la gratificazione immediata.

Per qualsiasi nostra impresa o progetto vogliamo il risultato subito, senza faticare, senza aspettare. Tutto, subito, gratis: questo comunichiamo ai nostri figli. Non vi è posto, in questo quadro, per la gentilezza. Ma il costo è alto. Da molto tempo, infatti, i messaggi che ci vengono offerti dalla società (vedi i media) elogiano addirittura l’uomo forte, la persona aggressiva, che non deve chiedere mai (vi ricordate quella pubblicità?), come se la violenza aprisse tutte le porte o vincesse ottenendo risultati. A lungo andare, per fortuna, non è la violenza che vince, ma la gentilezza.

È sufficiente osservare che fine hanno fatto molti dei dittatori contemporanei o meno. Una brutta fine. Cambiamo la storia interiore ed ascoltiamo dentro di noi lo spirito della gentilezza, riconoscibile se osserviamo alcuni comportamenti. Gentile è chi presta attenzione alle forze e alle debolezze dell’altro e gode più nello stare insieme che nel realizzare qualcosa. La persona gentile cammina con passo leggero, ascolta con attenzione, guarda con tenerezza e tocca con rispetto. La persona gentile sa che la vera crescita richiede nutrimento, e non forza. Essere gentili significa anche essere amorevoli; significa offrirsi in una relazione in cui il riconoscimento del valore umano dell’altro fa in modo che anch’egli riconosca in sé questa dignità, unitamente alla propria identità, ruolo e funzione, e che ciò lo aiuti a realizzare “se stesso”. “Gentile è chi non spezza la canna infranta e non spegne il lucignolo fumigante” (Matteo 12,20). L’uomo gentile lo è sin dal suono dei suoi passi, ma lo è anche nei modi, nei toni, nei suoni, nelle parole, nelle attese e nelle azioni, nel rimprovero, nel monito, nell’indicar la via, nel saluto e nella richiesta, nel dir la verità o nel tacere. La gentilezza ha il dono di rendere irresistibilmente degno il messaggio e il messaggero.

Naturalmente non si fa riferimento alla persona gentile solo per formalità; non è gentile il buonista che annuisce, ma che poi non agisce. Si apprezza invece quella gentilezza che nasce dal profondo dell’animo, espressione della forza interiore e che si traduce in fatti concreti. La gentilezza pura che nasce da una reale disposizione interiore fa cadere le resistenze, i pregiudizi e apre porte che altrimenti resterebbero chiuse. E in più l’esser gentili ci dona energia rivitalizzante, perché solo chi ha pace interiore mantiene sano il proprio corpo, lo nutre correttamente non solo con cibo adeguato, ma anche con pensieri corretti. La gratitudine è uno stato mentale che ci rafforza e che ci eleva al di là dei rancori che al contrario ci appesantiscono e ci deprimono. D’altronde, diceva Ghandi, i deboli non possono mai perdonare.

Il perdono è una caratteristica dei forti. In psicologia è chiaro che solo le persone veramente forti non hanno la necessità di essere violente, chi è d’acciaio dentro si può permettere di essere dolce e gentile nei comportamenti: i veri leader guidano con l’esempio e la giustizia. Al contrario chi è debole, chi sa che non può utilizzare l’intelligenza o il dialogo usa la coercizione per averla vinta a tutti i costi, piegando ai propri voleri soprattutto le persone più docili, i bambini, le donne… Così per risonanza sono invitati alla gentilezza tutti gli esseri umani per promuovere stati d’animo che generano benessere dentro e fuori di noi, un boomerang che viene generato dalla gentilezza e che torna al mittente arricchito di forza. Essere gentili è quindi una grande responsabilità che noi abbiamo non solo nei confronti di noi stessi, ma anche verso i nostri simili al fine di costruire armonia positiva.

Cominciamo quindi dalle piccole azioni quotidiane, in famiglia, nel lavoro, per strada…

di Leonardo Milani

Articolo tratto dalla rivista: InformaSi