Un primo stadio per la trasformazione.

Autoconsapevolezza, riconoscimento ed accettazione
L’autoconsapevolezza, cioè la capacità di riconoscere una emozione o uno stato d’animo, è l’aspetto vincente della gestione di noi stessi.
Il termine autoconsapevolezza, sta ad indicare la continua attenzione ai propri stati interiori. In questa consapevolezza introspettiva la mente osserva e studia l’esperienza, ivi comprese le emozioni.
Da osservazioni fatte dal nostro Istituto si e potuto constatare che le persone sicure dei propri sentimenti, siano essi negativi o positivi, hanno maggiore abilità nel coordinare la reazione agli eventi della vita. Riescono ad essere consapevoli di ciò che provano verso un’altra persona e riescono a comunicarlo nel migliore dei modi, cioè senza particolari angosce. Inoltre posse- no prendere decisioni più rapidamente.
“Sembra che questa autoconsapevolezza richieda l’attivazione della neocorteccia, e particolarmente delle aree del linguaggio, che consentono di dare un nome alle emozioni risvegliate. L’autoconsapevolezza non é una forma di attenzione che, reagendo eccessivamente alle percezioni e amplificandole, venga spazzata via dalle emozioni. 
Piuttosto, é una modalità neutrale della mente che sostiene l’introspezione anche in mezzo a emozioni turbolente”.

E‘ come avere un osservatore interno capace di cogliere gli eventi nella loro globalità, di riconoscere le emozioni legate a vecchie immagini e situazioni e di indirizzarle verso sentimenti
non distruttivi e ripetitivi, ma costruttivi ai fini del raggiungimento di un obiettivo.
Questo osservatore, citato anche da numerose altre filosofie di pensiero, si pub manifestare “come un distacco, appena accennato, dall’esperienza – una sorta di passo indietro per fermarsi a osservare il quadro, consapevole degli eventi in corso ma non immerso, o perso, in essi.
E‘ la differenza che passa fra l’essere travolti da una furia omicida verso qualcuno e il pensare introspettivamente “Ecco, quella che sto provando è collera“, anche nel momento stesso in cui ne siamo pervasi”.
Nel momento in cui il nostro osservatore interno si attiva attraverso questa consapevolezza, i circuiti neocorticali del cervello cominciano a “monitorare” le emozioni che diventano più facilmente gestibili. La consapevolezza dei nostri stati d’animo e dei nostri pensieri ci pub rendere protagonisti e non vittime dei nostri stati emotivi. Questa capacità si può sviluppare anche attraverso l’uso di tecniche mentali che abbiano il potere di aiutarci a gestire le emozioni.

Gestire le emozioni
la capacità di controllare i sentimenti per farli diventare più aderenti ai nostri desideri sono la base per sviluppare l’autoconsapevolezza.
Le persone, invece, che non hanno tale abilità si trovano sempre a dover svolgere la lotta con sentimenti contrastanti, spesso contraddittori. Per esempio si troveranno a combattere tra il desiderio di essere sempre più magri e quello di diminuire l’ansia attraverso il richiamo del cibo, mentre le persone che riescono a gestire meglio le loro emozioni sembra che possano riprendersi più rapidamente dalle situazioni difficili della vita, come possono essere le sconfitte, i fallimenti o le grandi separazioni.

Una certa capacità di gestire le emozioni negative è anche la base per sviluppare le energie e dirigerle verso uno scopo personale. Concentrate l’attenzione e trovare motivazioni forti possono risultare essenziali quando dobbiamo avere, di fronte a situazioni importanti, il controllo di noi stessi.
Anche la realizzazione di sé nasce dalla capacità di reggere le difficoltà che s’incontrano sulla via, dalla sopportazione delle frustrazioni e dalla capacita di ritardare il momento della Vittoria. Questa focalizzazione energetica ci consente pure di ottimizzare le prestazioni, con lo scopo di agire efficacemente con il minimo sforzo.
Non significa fare meno lavoro, ma utilizzare le energie in modo che il nostro agire possa essere il risultato armonico del nostro miglior modo di essere.