L’archivio della memoria

La capacità di apprendere e la memoria sono due facoltà superiori: tuttavia, benché abbiano un ruolo straordinariamente importante, non sono in grado di controllare e dirigere l’aspetto emotivo nella sua totalità, in quanto dipendono dal sistema limbico dalla cui evoluzione derivano . Il sistema limbico, insieme ad altri centri superiori, costituisce il cervello emozionale le cui aree sono collegate alla neocorteccia mediante una complessa rete di circuiti: ciò significa che i centri emozionali esercitano una notevole influenza sugli altri centri del cervello compreso quello deputato all’attività del pensiero.

“L’elaborazione dei ricordi non avviene modo oggettivo, il nostro ricordo qualcosa di più complesso: la nostra mente, oltre i fatti concreti, viene registrata che lo stato d’animo e tutte le componenti emotive vissute in momento”.

Si deve averne uno scienziato J. Le Doux la scoperta che l’ippocampo e l’amigdala, due strutture del sistema limbico, hanno un ruolo rilevante nella registrazione dei ricordi e degli stati emotivi.
Così si esprime: “ mentre l’ippocampo ricordi fatti nudi e crudi ed è coinvolto nella registrazione e nella comprensione degli schemi percettivi, l’amigdala ne trattiene, per così dire, il sapore emozionale. Se cercate di sorpassare una macchina sulla strada a doppio senso di marcia ed evitate per poco una collisione frontale, l’ippocampo ricorderà le specifiche dell’incidente, ad esempio le forme o il colore dell’altra auto. Ma sarà l’amigdala che da quel momento in poi vi farà sentire ansiosi ogni volta che cercherete di sorpassare in circostanze simili. L’ippocampo È fondamentale per riconoscere in un volto quello di tua cugina. A lamentava ad aggiungere che ti è proprio antipatica.

Nei vissuti, Le esperienze che più ci hanno coinvolto sia in senso negativo, sia in senso positivo, attivano le funzioni dell’amigdala; quanto più l’amigdala è sollecitata dall’impatto emozionale, tanto più i nostri ricordi lascia una traccia profonda.
Quando parliamo di convinzioni più profonde, esse sono memorie emozionali archiviate nella amigdala.
Questa scoperta ci fa comprendere quanto le memorie siano in grado di influenzare le nostre scelte e reazioni, soprattutto nei momenti di crisi; e fino a che punto il mancato superamento delle emozioni negative ci induca a riprodurre all’infinito i medesimi schemi di comportamento, come sollecitassimo un copione, incapace di mettere in atto una soluzione positiva alternativa.

Le cose sono ciò che appaiono
L’emozione che proviamo, determinata dal sistema limbico, “è assai più rapida di quella razionale, perché passa all’azione senza neppure fermarsi un attimo a riflettere sul da farsi. La sua rapidità le preclude la riflessione deliberata è analitica che caratterizza la mente pensante”.

Quando scatta l’allarme della paura, ad esempio, l’amigdala invia la secrezione degli ormoni che innescano la reazione di combattimento o fuga, mobilità i centri del movimento e attiva il sistema cardiovascolare, I muscoli dell’intestino.
Ciò costituisce ovviamente un vantaggio veramente emozionale, in quanto cita la capacità di leggere intuitivamente situazioni emotive, di avvertire il pericolo, di “sentire” se una persona ci sta mettendo. Tuttavia la velocità di reazione della mente emozionale, unitamente alle interferenze delle memorie passate, può trarci in errore, in quanto non dal tempo la mente razionale di filtrare ed interpretare l’evento anche dal punto di vista più obiettivo.

In questi meccanismi entra in gioco la capacità della amigdala di creare associazioni, ovvero di “schedare” come simili due eventi, uno passato ed uno presente, che possiedono qualche analogia. Se la mente emozionale segue questa logica e le sue regole, nella quale un elemento sta al posto di un altro, per essa non è necessario che le cose vengano definite dalla loro identità oggettiva: ciò che conta è come vengono percepite. Le cose sono ciò che appaiono: quel che un evento ci fa ricordare può essere molto importante di quel che in realtà esso è.
Come rilevò Le Doux, molto spesso noi paghiamo le conseguenze della superficialità e frettolosità di questo particolare circuito neuropsichico che ha un tempo di attivazione così rapido che non lascia spazio ad un’interpretazione più obiettiva; in sostanza, anche il ricordo di un vissuto dell’età infantile, soprattutto se traumatico, può scatenare emozioni e reazioni forti in situazioni vagamente analoghe a quelli vissute molti anni prima.

La mente emozionale reagisce al presente come se fosse passato. Il guaio è che, specialmente quando la valutazione è rapida e automatica, può accadere che non ci si renda conto che le cose sono cambiate rispetto alla stagione passata. Qualcuno che ha imparato dalle percosse dolorosamente subite durante l’infanzia a reagire ad uno sguardo adirato con grande paura e disgusto, manterrà in certa misura quella reazione anche da adulto, anche quando uno sguardo cattivo non comporterà la stessa minaccia. Per questo motivo Le Doux ha evidenziato “il ruolo della amigdala nell’infanzia per confermare quello che è un principio fondamentale della psicologia, e cioè il fatto che le interazioni sperimentate nei primissimi anni di vita impartirebbero una serie di insegnamenti emozionali basati sull’armonia e i contrasti fra il bambino e che si prende cura di lui”.