Mente pura, mente ecologica

“Parli sempre!”, “Accidenti quanto sei stupido!”, “Non ti sopporto più!”, “ Fai sempre dei guai!”, “Mi farai impazzire!”.
Quante volte ci esprimiamo così, in modo inadeguato, semplicemente guidati dalla tensione, dallo stress, in base ad un stato di disequilibrio e di scarso rispetto dell’anima altrui.
Quante volte il nostro cervello muove la lingua articolando concetti in malo modo, aggressivamente, magari anche senza volere, ma con espressioni che provocano profonde bruciature sulla pelle del nostro interlocutore. Spesso le parole che scorrono tra noi sono con pioggia acida che cade sulle nostre anime ed in quelle dei nostri bambini, inquinandole, irrimediabilmente. La crescita di un essere umano è condizionata e indirizzata dalle memorie, dai vissuti, dalle esperienze che si vivono; tra queste esperienze, il atto di essere trattati o interpellati in un certo modo, costituisce in gran parte l’opinione che abbiamo riguardo alla nostra vita. La comunicazione arrogante e aggressiva, specchio della nostra incapacità di gestire un equilibrio, spesso instabile, lascia tracce indelebili nell’altro.

Un cattivo o buon modo di parlare o di comunicare agisce direttamente su alcune parti del cervello che hanno, nel tempo, il compito di strutturare il carattere e l’opinione che ogni persona ha di sé stessa ( in psicologia viene chiamata “autostima”) Anche il mondo dei media ha una comunicazione inquinante, che ci mette nelle condizioni di assorbire immagini negative, a volte sconce, spesso portate con parole violente ed aggressive. Non ci aiutano certo nell’educazione, le modalità assurde che una buona parte della televisione trasmette; una logica prevalente rappresentata dalla falsa idea che il messaggio è corretto nel momento in crea “ audience”. Così facendo il messaggio diventa l’obbiettivo, azzerando qualsiasi valore nel nome dell’ascolto.
Per convincerci di questo basta osservare la pubblicità. Ma in questo mondo che confonde i valori e l’essere con l’avere, una consapevole comunicazione ci può permettere di orientare il nostro cervello verso lidi maggiormente legati all’equilibrio e al rispetto. Una buona comunicazione, in sostanza, fa bene a noi e agli altri! Una buona comunicazione ci educa ad analizzare le problematiche senza lasciarsi annebbiare, ma può permetterci di orientare la mente ad esplorare le potenzialità trasformando i problemi in risorse. Una buona comunicazione ci insegna a non giudicare, ma a trasformare i giudizi negativi in pensieri e linguaggi costruttivi che trasmettono suggerimenti positivi. Una buona comunicazione è attenta alle relazioni tra parola ed azione, pensiero ed emozione, aiutandoci a restare nel presente, nel concreto di ciascuna situazione: in ciò che è e non in ciò che dovrebbe essere.
Attualmente viene chiamata “ comunicazione ecologica” da uno studioso di nome Jerome K. Liss. Con certi strumenti possiamo cambiare? Nel nostro piccolo sembra di sì! Anche se costa fatica, può valerne la pena. Occorre però iniziare con volontà a dirigere meglio le nostre emozioni, i nostri pensieri ed infine i nostri comportamenti. Liss ci indica una strada di buon senso, concreta che possiamo mettere in pratica fin da ora. Il primo passo è quello della consapevolezza, ovvero sapere ciò che si vuole e si desidera, perché una comunicazione chiara presuppone una percezione esatta di ciò che siamo e delle nostre emozioni. Questo stato d’animo ci permette di evitare il giudizio dell’altro in quanto concentrati sul nostro sentire. L’effetto positivo è quello di trasformare le valutazioni sull’altro in una manifestazione dei nostri bisogni. Liss fa un esempio interessante: di fronte ad un problema emerge la frase “ Io mi sento a disagio per quello che hai fatto” invece di “ Tu sei un completo fallimento”.
È una modalità che potrà essere utile per coloro che sono vissuti dagli altri come persone aggressive, così potranno manifestare le
loro idee senza ferire; coloro, invece, che non riescono a manifestare il loro pensiero perché timidi o introversi saranno aiutati nell’esprimere se stessi senza aver paura di risultare sgradevoli. Il secondo passo utile potremo chiamarlo “ascolto dell’altro”. Questo ci permette di fare ulteriori cambiamenti nell’ottica del rispetto ed evitare così la tentazione di pensare di aver sempre ragione, ma di approfondire le opinioni dell’altro cercando di attribuire nelle parole e nelle diverse verità un significato di crescita e non di conflitto.
Inoltre evitare l’intransigenza intesa come incapacità di pensare che la propria verità non sia un paramento assoluto e permettere a tutti di manifestare la propria, per arricchirci e crescere. L’obbiettivo è quello di creare un clima dove tutti posano esprimere la loro opinione come contributo e propositività, nell’ottica di osservare le cose da diversi punti di vista. Il problema quindi non è “chi ha ragione”, ma “cerchiamo di capirci”.
In un clima del genere tutti i membri di quel gruppo, figli o collaboratori partecipano attivamente alla costruzione delle decisioni, aumentando così l’efficacia e la comprensione, motori del senso di appartenenza. Non solo in casa, ma anche al lavoro, dove la figura del leader autoritario o dittatoriale sta lasciando lo spazio ad una figura assertiva e umana che comunica la sua forza in modo positivo. Entusiasmo e propositività, quando sono messe in atto, veicolano risultati eccellenti e si inseriscono in una comunicazione ecologica capace di trasformare il clima aziendale. Naturalmente non è utile la permalosità, ma un atteggiamento che osservi le parti necessarie delle critiche costruttive, con l’ottica di cercare alternative e soluzione più adeguate. Rispettando così le potenzialità di ogni persona, così come è importante rispettare le diversità, poiché le differenze di idee e di opinioni rappresentano un’energia vincente. Cosa dobbiamo imparare da questo interessante modo di osservare la comunicazione verbale e non? Dove possiamo applicarlo? In tutti i campi! Per attivare buone relazioni e rispettare le dinamiche relazionali che costituiscono tutti i sistemi viventi. Per metterci in relazione con l’ambiente e con le persone cercano di arricchire la vita invece che impoverirla.
Avendo azioni e comportamenti conseguenti più equilibrati, tolleranti e comprensivi. Un gruppo, un ente, un’azienda, una scuola, una famiglia che orientano le loro energie verso una comunicazione ecologica, si comportano in modo saggio e sistemico, si comportano come un collettivo intelligente quando riescono a porsi in ascolto delle opinioni e delle verità personali che sono messe invece a disposizione dalle persone propositive, valorizzando lo scambio di conoscenze e competenze, quando riescono a riflettere sugli errori cercando alternative e soluzioni invece di produrre lamentele e negatività, o deresponsabilizzazioni e scaricabarile.

Leonardo Milani

Consigliamo la lettura:
“La comunicazione ecologica. Manuale per la gestione dei gruppi di cambiamento sociale” di Jerome K. Liss, Meridiana edizioni.
“Psicologia del Benessere” Ed. Tecniche Nuove di L.Milani