Se lei e lui fanno il découpage

Nel mondo delle cose «fatte a mano» si stanno diffondendo nuove passioni per tecniche antiche.
L’emancipazione femminile ha colpito ancora. E stavolta il bersaglio è il mondo dell’handmade, delle cose fatte a mano.
E in quest’àmbito, infatti, che le donne stanno conquistando il mercato del bricolage classicamente maschile.«Sempre più frequentemente le signore vengono nei nostri centri Brico per acquistare trapani, mensole, assi di legno da assemblare poi da sole. Il 35% chiede addirittura consigli tecnici su come montare una guarnizione, applicare una cerniera o il cardine di una porta», rivela Stefano Crippa, direttore delle relazioni, esterne della sede centrale della catena Bricocenter di Milano.

E dunque finito il tempo del macho idraulico-muratore-falegname part ti me? «No, la questione non è in questi termini. Continua la tradizione dell’uomo impegnato nei lavori più pesanti, ma accanto a questo trend si sta facendo strada lo scambio dei ruoli e delle passioni fra lui e lei».
Succede, per esempio, che sempre più spesso le donne Si dedichino al bricolage e al cartonage e gli uomini al découpage, la tecnica del ritagliare e ricoprire oggetti di legno, vetro, metallo con carta stampata, pagine di riviste, mappe geografiche», conferma Graziano Grisa, artigiano che produce scatole e oggetti in cuoio a Milano.
Ma, come è noto, il découpage era un’arte per eccellenza femminile che imperversava fra le dame di corte di Luigi XVI. «Bisogna precisare che il confine tra handmade maschile o femminile non è mai stato nettamente definito, soprattutto nelle zone prevalentemente agricole, e in parte è ancora così: molte donne che vivono in campagna sanno fare un po’ di tutto, cucire, ricamare, ma anche lavorare la terra, riparare gli attrezzi, accudire gli animali, come gli uomini», spiega Lucia Cerri, sociologa a Verona.
Dal punto di vista culturale, affiancare alla propria attività lavorativa quotidiana un interesse manuale è sempre stata una precisa scelta di campo, l’occasione per riflettere, rilassarsi, meditare prediletta da alcuni aristocratici del pensiero. Gandhi, cinquant’anni fa, per distrarsi cuciva le tomaie delle scarpe, attività cui si dedicavano prevalentemente le donne. Il pedagogista Rudolf Steiner ha sempre messo sullo stesso piano matematica o lettere alla falegnameria e al ricamo.
Lo studioso di lettere antiche, sanscrito e archeologia Raniero Gnoli, oggi, si rilassa ricamando al tombolo.
Ma cucina, pasticceria, sartoria … sono sempre state arti appannaggio sia degli uomini sia delle donne. «In realtà, le attività manuali non hanno una precisa identità di genere, bensì rivelano altre caratteristiche: riducono lo stress, riattivano la dimensione sensoriale-tattile dell’emisfero destro del cervello (l’area che corrisponde alla dimensione creativa, onirica, non razionale).
Fare con le mani evoca relazioni, affetti, cultura tramandata a voce, di famiglia in famiglia . Per questo motivo l’oggetto handmade, già in fase di lavorazione, scalda, coccola, conforta, sostiene Elena lzard, psicologa a Torino. E’ inoltre un preciso segnale di un ritorno alla casa, alla tradizione, all’infanzia.

«Prendiamo le sciarpe o i maglioncini ipermoda di quest’anno, sono tutti tricottati: lavorati ai ferri, extrasize, con lunghe frange, ricamati e hanno un accento decisamente naif che ricorda i disegni o le greche dei bambini. Scopriamo il perché di questi sciarponi e maglioni: sono lavorati con le mani, raccontano nella trama dei loro punti la gioia e la serenità di chi li ha fatti, parlano di colori e atmosfere calde, di desideri semplici e amichevoli in un mondo che tende a diventare sempre più duro», osserva Marina Rizzini, titolare d i uno show room a Bergamo specializzato in maglioni in cachemire fatti a mano.
C’è di più: si sente dire spesso che lo stile di vita prevalente nella moderna società globale si sviluppa intorno al bisogno di high tech, novità e futuro, mentre tende a scrollarsi di dosso antiche abitudini …
Ma, una volta fuori dal chiacchiericcio generale, quest’idea ha ancora valore ? Fra le manager di New York è scoppiata una moda considerata molto chic: quella di portare come regalo per una serata tra amici pane, torte, frutta decorata a mano su cui spesso viene scritto il nome del padrone di casa. «Da noi, mi riferisco all’Italia, è frequentissima la richiesta di oggetti-regalo fatti a mano o che presentino, almeno, un dettaglio handmade, come un fiore, una stella, una sagomina di pelle colorata», dice Graziano Grisa. Attenzione: cucire, ricamare, ritagliare, cucinare non ha solo sapore di charme, cultura, recupero della tradizione , ha un risvolto psicologico più profondo. E un allenamento molto utile perché ci insegna a saper aspettare, secondo la regola dei mistici zen e cristiani.
«Nelle nostre attività quotidiane tendiamo con determinazione verso un obiettivo. La conseguenza è che lavoriamo con intensità, con l’energia dirompente del fuoco d’artificio, per poter raggiungere prima possibile lo scopo. Il tempo dell’attesa, invece è molto diverso: è un lungo presente, dove le cose e le persone che desideriamo fanno già parte magicamente della nostra quotidianità …
Sono solo “spazialmente” spostate rispetto a noi. Lo stesso meccanismo vale per la maglia su cui stiamo lavorando», dice Leonardo Milani, psicoterapeuta a Ferrara. In questa visione delle cose, l’avvenire non è più un traguardo lontano. Ma «qualcosa» che ci appartiene e viene verso di noi se sappi amo invocarlo e attirarlo con un lavoro-meditazione che funziona da calamita. Il procedimento? Unidirezionale e, passo dopo passo, sempre con lo stesso ritmo.

Di Maria Angela Masino – Tratto da Avvenire